lunedì 21 aprile 2014

Speciale Domenica di Pasqua

Il canto sacro ha sempre avuto una particolare  funzione nelle celebrazioni religiose presso tutti i popoli ed in particolare presso il popolo di Israele. Il popolo di Dio infatti, dopo essere stato liberato dall’oppressione egiziana, innalza al suo Liberatore un canto di lode e di ringraziamento. Il testo di Esodo 15(vv. 1-21), chi abbiamo cantato nella Veglia Pasquale, è la prima menzione del canto che si trova nelle Scritture. Questo canto di vittoria è la tematizzazione  di tutto quello che il Signore ha compiuto per Israele; è l’occasione per un ricordo grato di tutte le Sue meraviglie, una sorta di Te Deum di ringraziamento. Il poeta sottolinea il legame di Dio con il suo popolo: di fronte a Dio che guarda in prima persona il suo popolo, le nazioni sono terrorizzate. Dio diviene la gloria del suo popolo, il quale è grato per essere il “prediletto” ed è sicuro che Dio lo condurrà nel «luogo della tua dimora», il monte di Sion. Questa modalità di preghiera ha un’unica sorgente, sia nel popolo di Israele, sia nella Chiesa: gli strumenti, la voce, la musica, il canto, superano la valenza comunicativa della semplice parola. Essi oltrepassano il timpano, restano nelle mente, per poi scendere nel cuore di chi ascolta e di chi la canta: la musica è il linguaggio che solo l’amore decodifica. La storia di Israele, altro non è che una storia di amore, un amore per il quale Dio «ha mandato il Figlio» (Gv 3, 15). Continuando a leggere i Vangeli con questa chiave ermeneutica, ci balzerà subito agli occhi la pericope di Marco 2, 19 in cui Gesù, parlando del digiuno, si autoqualifica come «lo Sposo». E la sposa? Chi è? La dimensione del banchetto nuziale è cardine del libro che chiude le Scritture: l’Apocalisse. Il canto del servo di Dio Mosè diventa il canto dell’Agnello, tutto il popolo di Dio, la sposa adorna canta l’inno di vittoria dell’amore al suo Sposo. Buona Pasqua a tutti.

mercoledì 16 aprile 2014

Speciale "Domenica di Pasqua"

Sin da bambino, nella mia mente, avveniva un processo automatico: Pasqua = Gloria. La tradizione popolare lega la pasqua al suono della campane, il c.d. “scioglimento della gloria”. Crescendo, mi sono dovuto ricredere. Il canto pasquale è l Alleluia. Questa parola  deriva dell’ebraico hallelū Yāh, che significa «lodate il Signore».  Tale acclamazione costituisce un rito a sé stante, con il quale l’assemblea dei fedeli accoglie e rivolge il saluto al Signore che sta per parlare nel Vangelo e con il canto manifesta la propria fede. Viene cantato da tutti stando in piedi, sotto la guida della schola o del cantore(OGMR n°62). Con il canto del  triplice Alleluia, la Chiesa proclama la Risurrezione di Cristo ed esorta tutti i fedeli a celebrare il Signore, perché è buono (Sal 117:1). La Veglia Pasquale, che ci apprestiamo a celebrare, conferisce pienezza alla lunga attesa quaresimale e “nella notte beata” la Chiesa  esulta di gioia e canta solennemente l’Alleluia tre volte, per indicare la pienezza della letizia.  L’Alleluia, sospeso per tanto tempo, ritorna sulle labbra alla Chiesa, come una vitale esplosione, come un grido del cuore nella notte.  Qual è il motivo della nostra gioia?  Cristos anesti!  Alethos anesti!  Cristo è risorto, è veramente risorto!
CANTI
Introito: Resurrexi (Gregoriano); Resurrexi (Resurrexit); Sono risorto (RNCL); Sono risorto (Cristo è nostra Pasqua); E’ risorto (Il mistero pasquale); Io sono risorto (Pasqua).       
Aspersione: Ecco l’acqua (O notte gloriosa); Ecco l’acqua (G. Liberto); Vidi l’acqua (Cristo è nostra Pasqua); Ecco l’acqua che dona la vita (Veglia pasquale).
Presentazione dei doni: E’ la Pasqua del Signore (Pasqua); Cantico dell’Agnello (Cristo è nostra Pasqua); Haec Dies (Resurrexit).
Comunione: Pascha Nostrum (Gregoriano); Pascha Nostrum (Laudate Dominum); Cristo nostra Pasqua (Cristo è nostra Pasqua); Pasqua del mio Signore (O Fonte della Luce); Tu, Parola e Pane del cielo (Mistero della Fede).
Congedo: Regina Coeli (Gregoriano); Regina Coeli (Vergine Madre); Questo è il giorno (O notte gloriosa); Cantate Domino (Resurrexit); Tu sei la nostra Pasqua (Veglia pasquale).

domenica 6 aprile 2014

Speciale Settimana Santa – Giovedì in Coena Domini

Il canto che ci introduce nella messa vespertina nella Cena del Signore, riporta un versetto della lettera di San Paolo ai Galati (6,14)  che recita così:« «Di null’altro mai ci glorieremo se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e risurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati». Qualcuno si sarebbe aspettato un canto più “eucaristico”, ma così non è!  La Liturgia, in un sapiente e magistrale modo, ci introduce con questo canto al cuore di tutto l’anno liturgico, al triduo della Passione di Cristo e si concentra sul Santo Sacrificio del Calvario, reso presente ed operante ogni volta che celebriamo l’Eucarestia: la Celebrazione Eucaristica ci riconduce sul Calvario, sotto la Croce. Il Nos Autem infatti è l’introito dell’unica grande liturgia del Triduo.
Un secondo canto da non sottovalutare, è il canto della reposizione riportato dal Messale Romano: “Pange lingua gloriosi”. Poche volte il Messale ci invita ad eseguire un canto e, in questo caso, capiamo che non basta un canto eucaristico o un canto di esposizione: è necessario quel canto, anche in italiano. La solennità e la semplicità di quest’inno introduce i nostri cuori alla lunga veglia, prepara il nostro spirito alla preghiera prolungata. Il Pange lingua potrebbe essere definito come un canto “necessario” nella Celebrazione Eucaristica del Giovedì Santo.   

CANTI
Introito: Nos autem gloriari (Gregoriano); Di null’altro mai ci glorieremo (RNCL); Nostra gloria è la croce di Cristo (Cristo è nostra Pasqua).
Lavanda dei piedi: Io vi do un grande esempio (RNCL); Questo è il mio comandamento (Signore è il suo nome).
Presentazione dei doni: Ubi caritas et amor (gregoriano); Dov’è carità e amore (RNCL); Dove la carità è vera è sincera (Cristo è nostra Pasqua).
Comunione: Padre, se questo calice (RNCL); Con amore infinito (RNCL); Nella notte dell’ultima cena (Mistero della Fede).

Reposizione del SS Sacramento: Pange lingua (gregoriano); Canta, o lingua (Cristo è nostra Pasqua).

domenica 30 marzo 2014

Speciale Settimana Santa - Domenica delle Palme

Con i prossimi due numeri dedicheremo attenzione ad un momento decisivo dell’anno liturgico: la Settimana Santa. Questa comincia con la Domenica delle Palme, in cui ricordiamo l’ingresso del Signore in Gerusalemme. La scelta dei canti, in questa Domenica più che mai, non può cadere a caso. Come consigliato in precedenza, selezioneremo i canti più adatti basandoci sulle antifono del Proprio. Il Messale Romano recita:«Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore: è il Re di Israele. Osanna nell’alto del cieli» (Mt 21,9); il testo ci fa quasi ritornare alle porte di Gerusalemme, dove la folla acclama l’ingresso di Cristo nella Città Santa. Il Messale continua con l’antifonaLe folle degli Ebrei …». Ecco un esempio pratico di ministerialità del canto: non possiamo eseguire canti lontani dai testi citati, altrimenti stonerebbero con tutta la celebrazione. Riporto qui una eventuale scaletta dei canti per questa domenica.
CANTI
Accoglienza: Antiphona Hosanna filio David (gregoriano); Hosanna (Tu sei bellezza); Osanna al Re dei re (DDML); Osanna al Figlio di David (RNCL); 
Processione: Pueri Hebraeorum (gregoriano); Pueri Hebraeorum (O Croce nostra Speranza).
Introito: Gloria laus (O Croce nostra Speranza); Benedictus qui venit; Christus vincit (Palme); Sollevate porte i vostri frontali (Stillate cieli dall’alto).
Presentazione dei doni: Come incenso (Cristo ieri oggi sempre); Cristo s’è fatto obbediente (Cristo è nostra Pasqua); Umiliò se stesso (Chi ci separerà dall’amore di Cristo?).
Comunione: Padre, se questo calice (RNCL); O Figlio Crocifisso (Settimana Santa); O Croce gloriosa (RNCL); Chi ci Separerà (Chi ci separerà dall’amore di Cristo?); Amore abbandonato (Il mistero pasquale).

Congedo: Beata passione (Settimana Santa); Cristo nostro Signore (O Fonte della Luce); O Albero glorioso (A. Ortolano); Signore dolce volto (RNCL); Ti seguirò (RNCL)




Antiphona - Hosanna filio David - Video..

La “liturgicità” del canto

Quanto segue si propone di definire quali sono i criteri che conferiscono “liturgicità” ad un canto. Il primo parametro di valutazione, è il testo: il valore di un canto sta in primis nella correttezza teologica e letteraria del testo. Non basta la sola scelta di un canto orecchiabile o dell’ultimo album del nostro compositore preferito; se nel testo mancano le due dimensioni, il canto risulta monco, fuori posto e quindi propriamente a-liturgico.
I canti destinati, o comunque eseguiti, nella Liturgia, aventi un profilo letterario di basso livello, a mio modesto parere, risultano un “flop”! In merito la Sacrosanctum concilium così recita:«I testi siano conformi alla dottrina cattolica, anzi siano presi di preferenza dalle Sacre Scritture e dalle fonti liturgiche» (n°121) volendo così salvaguardare l’assioma “Lex orandi statuat legem credendi”; il nostro modo di pregare regola il nostro sentire la fede, ossia la nostra stessa fede. Nella liturgia e in particolare nel canto liturgico non tutto ciò che è bello è lecito, non tutto ciò che è gradevole è buono. Quindi è realmente importante, prima di qualsiasi cosa, vagliare e controllare i testi che cantiamo, privilegiando inni poetici, salmi, passi della Sacra Scrittura, facendo soprattutto attenzione ai testi delle antifone del Proprio, poiché sono ancora i testi ufficiali contenuti dai libri liturgici. Tali antifone infatti, ci aiutano a rivestire di “abito testuale” i canti; il Proprio contestualizza e caratterizza la celebrazione che stiamo vivendo. Il Messale Romano di Paolo VI ha conservato l’antifona d’ingresso e l’antifona alla comunione: buona e santa abitudine potrebbe essere quella di aprire il Messale, controllare le antifone della domenica e cercare quei canti con i testi più affini alle suddette antifone, per rinnovare sempre la ministerialità della Musica Liturgica.

La musica sacra ed il canto liturgico

Ho ritenuto di rilevante importanza precisare, sin dalle prime battute del precedente scritto, la terminologia che adotterò per l’intero percorso. In Italia la questione liturgico - musicale è molto dibattuta; accesi scontri animano le riviste liturgiche a suon di articoli. Il vero problema, a mio modesto avviso, è l’incomprensione della reale “vocazione” della musica liturgica. Non si tratta semplicemente di difendere stili e forme musicali, ma occorre capire che la musica liturgica ha un suo munus ministerialis: la musica è a servizio della liturgia; se è adattata alla Celebrazione Eucaristica non fa che renderla sempre più viva e partecipata, se diventa un organo vitale delle liturgia stessa non può che giovare al cuore e all’anima. Asservire la musica liturgica alle smanie dei liturgisti e dei musicisti è un ottimo modo per separare la sua vitale relazione con la Liturgia e svuotare i riti della loro solennità[1].  L’attenzione dovrebbe cadere non tanto sul tipo di musica più bella, ma sul mistero che viene celebrato: repertorio, cantori, strumenti, cerimonieri, ministrati; se uno di questi fattori decentra l’attenzione dalla celebrazione, sta seguendo un sentiero parallelo al rito che, a mio avviso, si chiama “messa in scena” e, pur contenendo la parola “messa”, allontana e crea una azione corrispondente  alla Santa Messa. In che modo è possibile evitare suddetti “show” che hanno come palco l’altare, come attori il coro, come regia il presidente celebrante e come spettatori muti ed impassibili i fedeli? La Chiesa offre validi strumenti che vengono in aiuto a tutte le esigenze. Nei prossimi scritti capiremo le caratteristiche della musica a servizio della liturgia così da evitare “spettacoli domenicali” e “commedie travestite da celebrazioni”.



[1]Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Sacra Liturgia, ,4.12.1963,112, in Enchiridion Vaticanum 1, EDB, Bologna 1993.

giovedì 27 marzo 2014

La musica sacra ed il canto liturgico

Mediante la «partecipazione attiva e cosciente»[1] di tutti i fedeli alle azioni liturgiche, il Concilio Vaticano II ha dato avvio ad una grande riforma delle modalità di preghiera e di celebrazione. «[…] per l’unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare […] un sacerdozio santo»[2] e, in virtù di tale sacerdozio, i fedeli «concorrono all'oblazione dell’Eucarestia». In che modo l’assemblea radunata “concorre all'oblazione”? Con parole, acclamazioni, suppliche e con il canto. In virtù di ciò, si può sempre dire che il canto è preghiera? Tale definizione non è “limitante”? Se diciamo che il popolo celebra insieme al presidente i divini misteri, dobbiamo necessariamente affermare anche che celebra con versi e musica, con parole e canti. Faremo insieme un percorso per comprendere che senso ha “cantare la messa” e capiremo che tipo di «partecipazione attiva e cosciente» ci chiede la Riforma Liturgica del post-concilio.          
E’necessaria in primis una valutazione analitica della terminologia in oggetto.
E’ usanza comune, rispetto alla trattazione di tali argomenti, porre gli attributi «Sacra» e «Liturgica» a qualificazione del termine Musica; ed è errore altrettanto diffuso adoperarli quali sinonimi. A tal proposito, il primo interrogativo da porci è: sono realmente sinonimi? Chiaramente no! Con l’espressione musica «sacra» si suole fare riferimento a  tutto il repertorio sacro proprio di una confessione religiosa come, nel caso del Cristianesimo cattolico, gli oratori sacri, le arie sacre e i canti per la liturgia. Proprio questi ultimi, costituiscono una sottocategoria a parte, denominata musica «liturgica», perché è a “servizio” della liturgia. Nei successivi articoli capiremo perché, in che modo ed in quale misura la musica liturgica “serve” la liturgia.



Pietro Santoro


[1] S. Congr. Riti, Istr. «Musicam Sacram», 5 marzo 1967, n.5 AAS LIX 1967, p 301 e Cf Concilio Ecumenico Vaticano II,Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Sacra Liturgia,4.12.1963,10-11-12, in Enchiridion Vaticanum 1, EDB, Bologna 1993, 357-358.
[2]  Concilio Ecumenico Vaticano II,Costituzione Lumen Gentium sulla Chiesa ,21.11.1964,10 a , in Enchiridion Vaticanum 1, EDB, Bologna 1993, 489.